Ultimo aggiornamento: aggiornato
Antonio Sanfilippo (Partanna, 1923 – Roma, 1980) è tra i protagonisti dell’astrazione italiana del dopoguerra. Tra i fondatori del gruppo Forma 1, sviluppa un linguaggio segnico e ritmico in cui il colore si articola in trame dinamiche, essenziali e musicali. In questa pagina trovi quotazioni aggiornate, criteri di valutazione, informazioni su archiviazione e autenticità, una sezione dedicata alle opere in vendita e una biografia estesa con riferimenti ad artisti collegati utili per i tuoi backlink interni.
Quotazioni di Antonio Sanfilippo – Aggiornato
Le quotazioni dipendono da periodo, tecnica, dimensioni, qualità esecutiva, stato conservativo e documentazione. Le tele storiche legate all’esperienza di Forma 1 e ai cicli segnici più compiuti sono le più ricercate; opere su carta e multipli rappresentano un ingresso accessibile al mercato dell’artista.
Metodologia di stima
Incrociamo risultati d’asta, vendite private e confronti su opere analoghe (periodo/tecnica/soggetto). Ogni stima è comparativa e considera qualità, provenienza, archiviazione e visibilità espositiva.
Indicatori di mercato
- Periodo: lavori anni ’50–’60 con segno denso e strutture ritmiche = maggiore richiesta.
- Tecnica e formato: oli/acrilici su tela (medio/grandi) quotano più di carte e bozzetti.
- Documentazione: archiviazione ufficiale, provenienza chiara, pubblicazioni e mostre incidono positivamente.
Tipologia | Periodo | Tecnica | Quotazione indicativa (€) |
---|---|---|---|
Tele storiche (segno/ritmo) | 1952–1969 | Olio / acrilico su tela | 10.000 – 40.000+ |
Tele mature | 1970–1980 | Acrilico / tecnica mista su tela | 6.000 – 20.000 |
Opere su carta | Anni vari | Gouache, inchiostro, collage | 1000 – 8.500 |
Multipli / Serigrafie | Anni vari | Edizioni firmate / numerate | 200 – 500 |
I range sono indicativi e vanno confermati caso per caso. Qualità del segno, densità cromatica, documentazione e conservazione incidono in modo decisivo.
Opere di Antonio Sanfilippo in vendita
Selezioniamo opere autentiche e archiviate di Antonio Sanfilippo, con attenzione a qualità, struttura del segno e provenienza. Disponibili su richiesta tele, tecniche miste e carte in trattativa riservata.
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Come effettuiamo la valutazione
- Analisi preliminare: immagini (fronte/retro/firma/dettagli), tecnica, misure, stato conservativo e densità del segno.
- Confronto di mercato: risultati d’asta e vendite private su opere analoghe per periodo/qualità.
- Range di stima e strategia: valore realistico e suggerimenti su archiviazione, eventuale restauro e canale di vendita.
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Archivio Antonio Sanfilippo: come funziona
L’archiviazione ufficiale è determinante per la commerciabilità. Ecco cosa serve, in modo chiaro:
1. Materiale necessario
- Foto HD: fronte, retro, firma, dettagli.
- Scheda tecnica: titolo (se noto), anno, tecnica, misure, eventuali iscrizioni.
- Documentazione: provenienza, eventuali pubblicazioni e mostre.
2. Invio e valutazione
Invio del dossier all’Archivio (anche tramite nostra intermediazione). Il comitato storico-critico esamina i materiali e può richiedere visione diretta dell’opera.
3. Esito
In caso positivo viene rilasciata attestazione/archiviazione; altrimenti possono essere richiesti approfondimenti o integrazioni.
Possiamo assisterti nella preparazione del dossier e nel dialogo con l’Archivio ufficiale.
Autenticità, provenienza e conservazione
Per Sanfilippo contano: archiviazione, provenienza lineare, pubblicazioni/mostre e integrità della superficie. Evita restauri invasivi; la leggibilità del segno e l’equilibrio cromatico sono centrali nella valutazione.
Biografia
Origini e infanzia
Antonio Sanfilippo nacque a Partanna, un piccolo centro della provincia di Trapani, l’8 dicembre 1923. Fin da bambino mostrò un’attitudine naturale verso il disegno e i colori, segno di una sensibilità visiva che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita. Cresciuto in una Sicilia rurale ma culturalmente vivace, trovò ispirazione nella luce, nei paesaggi e nelle architetture della sua terra, elementi che più tardi si sarebbero trasformati in pura astrazione cromatica e segnica.
Dopo gli studi di base, Sanfilippo decise di dedicarsi completamente all’arte, iscrivendosi nel 1938 al Liceo Artistico di Palermo. In quegli anni iniziò a entrare in contatto con altri giovani artisti siciliani che, come lui, cercavano una nuova forma espressiva capace di superare il naturalismo e le convenzioni accademiche. Tra questi conobbe Pietro Consagra, con il quale nacque un’amicizia profonda e duratura, fondata sulla comune aspirazione verso un’arte libera e sperimentale.
Formazione accademica e prime esperienze pittoriche
Nel 1942 Sanfilippo si trasferì a Firenze per frequentare l’Accademia di Belle Arti. Qui studiò pittura e assimilò le lezioni del maestro Felice Carena, che lo introdusse a un linguaggio figurativo fondato sulla costruzione plastica e sul rigore compositivo. Tuttavia, il giovane pittore avvertì ben presto la necessità di liberarsi da quei limiti, orientandosi verso una visione più sintetica e mentale della pittura.
Dopo la parentesi fiorentina, tornò in Sicilia e completò la sua formazione all’Accademia di Palermo. Nei suoi primi lavori si avverte una forte influenza del cubismo e del post-impressionismo, ma anche un desiderio di esplorare l’autonomia della forma e del colore. Verso la metà degli anni Quaranta partecipò alle prime mostre collettive e organizzò la sua prima personale, ricevendo buoni consensi dalla critica locale.
Trasferimento a Roma e nascita del Gruppo Forma 1
Nel 1946 Sanfilippo si stabilì definitivamente a Roma, città che divenne il fulcro della sua vita artistica e personale. L’ambiente romano del dopoguerra era in fermento: giovani pittori e scultori cercavano nuovi linguaggi per esprimere le tensioni della modernità. In questo contesto, nel 1947 nacque il gruppo “Forma 1”, di cui Sanfilippo fu tra i fondatori insieme a Carla Accardi, Pietro Consagra, Ugo Attardi, Piero Dorazio, Achille Perilli, Giulio Turcato e Mino Guerrini.
Il gruppo si proponeva di coniugare un impegno politico e sociale di matrice marxista con una ricerca formale astratta e rigorosa. L’obiettivo era superare il naturalismo e il realismo allora dominanti, per affermare un’arte autonoma, basata sul linguaggio della forma e del segno. Sanfilippo contribuì al movimento con una poetica personale, dove la linea, la struttura e il ritmo diventavano protagonisti assoluti.
Negli stessi anni conobbe la pittrice Carla Accardi, con la quale condivise vita e ricerca artistica. Il loro sodalizio divenne uno dei più fecondi della scena artistica italiana del secondo dopoguerra, un dialogo costante tra due sensibilità diverse ma profondamente affini nella sperimentazione e nella libertà creativa.
Gli anni della maturità artistica
Negli anni Cinquanta Sanfilippo consolidò il proprio linguaggio. Il suo segno pittorico divenne più dinamico, vibrante e autonomo, emancipandosi dalla figura e dal racconto. Le sue tele cominciarono a popolarsi di segni minuti, ritmi spezzati e sovrapposizioni cromatiche che creavano un effetto di movimento e profondità. La pittura divenne così una sorta di scrittura visiva, una grammatica personale fatta di trame, vibrazioni e intervalli.
In questo periodo partecipò a numerose esposizioni in Italia e all’estero, tra cui diverse edizioni della Biennale di Venezia e della Quadriennale di Roma. Il suo lavoro fu notato anche da critici e curatori internazionali, che riconobbero nella sua pittura un equilibrio unico tra disciplina e libertà, tra controllo formale e impulso gestuale.
Durante un soggiorno a Parigi, Sanfilippo ebbe modo di confrontarsi con le avanguardie europee e con l’Informale francese. Tuttavia, pur condividendone l’intensità emotiva e il valore del gesto, mantenne sempre una struttura interna rigorosa, dove ogni segno aveva un peso e una funzione precisa all’interno della composizione.
Gli anni Sessanta e la piena maturità espressiva
Negli anni Sessanta la ricerca di Sanfilippo raggiunse un livello di complessità e armonia eccezionale. I suoi segni, pur conservando il carattere libero e spontaneo, si organizzarono in ritmi più ordinati, quasi musicali. Le tele si riempirono di un pulviscolo di segni colorati, punti e linee che sembrano fluttuare nello spazio, generando una sensazione di energia e leggerezza.
In questo decennio, il colore assunse un ruolo sempre più centrale: le tonalità si fecero più luminose e trasparenti, e la superficie pittorica divenne un campo di vibrazioni cromatiche. Le opere di Sanfilippo di questo periodo sono tra le più liriche e poetiche della sua produzione, capaci di evocare ritmo, suono e respiro. Partecipò a numerose mostre internazionali, in Europa, America e Giappone, e le sue opere entrarono in importanti collezioni pubbliche e private.
Ultimi anni e riflessioni finali
Negli anni Settanta Sanfilippo continuò a sperimentare con costanza e rigore. Si dedicò anche al disegno e alla grafica, portando avanti una ricerca parallela su carta che gli permise di esplorare con maggiore libertà le possibilità del segno. Le sue opere di questo periodo mostrano un equilibrio tra leggerezza e struttura, con una gestualità sempre più controllata e meditata.
Nonostante la sua carriera fosse ormai consolidata e riconosciuta a livello internazionale, Sanfilippo mantenne sempre un atteggiamento umile e riservato, fedele alla propria visione dell’arte come linguaggio interiore e universale. Morì tragicamente a Roma il 31 gennaio 1980, a seguito di un incidente stradale, lasciando incompiuti diversi progetti e cicli pittorici.
Stile e poetica
Il segno come linguaggio universale
Il tratto distintivo della pittura di Antonio Sanfilippo è il segno. Nei suoi quadri il segno diventa ritmo, movimento, respiro. È un linguaggio autonomo, capace di comunicare sensazioni e pensieri senza ricorrere alla rappresentazione del reale. Ogni linea, ogni punto, ogni gesto si carica di una tensione emotiva che trasforma la superficie in una partitura visiva.
L’artista concepisce la pittura come una forma di scrittura automatica, ma allo stesso tempo controllata da un senso di equilibrio formale. Questa dualità tra impulso e razionalità è ciò che rende il suo lavoro unico nel panorama dell’astrattismo italiano. Le sue opere non sono mai caotiche: la molteplicità dei segni genera un ordine segreto, un’armonia invisibile che unisce tutte le parti del quadro.
Colore, spazio e ritmo
Col passare degli anni, Sanfilippo affinò sempre di più la sua sensibilità cromatica. Dalle prime opere dominate dal bianco e nero, giunse a composizioni vibranti, costruite su campiture di blu, rossi, verdi e gialli luminosi. Il colore non è mai descrittivo, ma vibra come un’energia che attraversa la tela. Il segno e il colore si fondono in un continuum dinamico, dove lo spazio non è più rappresentato ma suggerito attraverso la densità e la direzione delle pennellate.
Relazioni e dialoghi
Espone e dialoga con gli astrattisti italiani e internazionali del periodo, intrecciando contatti con Afro Basaldella, Emilio Vedova, Giuseppe Capogrossi (per il tema del segno), oltre ai compagni di Forma 1. Rapporti stretti con gallerie romane e milanesi contribuiscono alla diffusione del suo lavoro.
L’eredità artistica
Antonio Sanfilippo è oggi riconosciuto come uno dei protagonisti più raffinati dell’astrattismo italiano del secondo dopoguerra. La sua ricerca, coerente e profonda, ha contribuito a rinnovare il linguaggio della pittura, ponendo al centro la libertà del segno e la forza del gesto.
La sua opera ha influenzato numerosi artisti delle generazioni successive e continua a essere oggetto di studi, mostre e cataloghi che ne valorizzano l’importanza storica.
Sanfilippo rappresenta un esempio di coerenza e dedizione assoluta all’arte. La sua vita, breve ma intensissima, testimonia come la ricerca artistica possa diventare una forma di conoscenza, un modo per interpretare il mondo attraverso l’emozione pura del segno e del colore.
Conclusione
L’eredità di Antonio Sanfilippo risiede nella sua capacità di unire rigore e libertà, pensiero e istinto. La sua pittura, fatta di segni che danzano nello spazio, rimane una delle espressioni più alte della tensione spirituale e poetica del Novecento italiano.
La sua voce, discreta ma profonda, continua a risuonare nelle sale dei musei e nelle collezioni private, ricordando che la vera arte non rappresenta il mondo: lo ricrea, lo reinventa, lo fa vivere di nuovo attraverso la luce, il colore e la forma.
Consigli pratici per acquistare o vendere
- Documentazione completa: archiviazione, provenienza e pubblicazioni.
- Qualità del periodo: preferenza per lavori anni ’50–’60 con segno più fitto e strutturato.
- Conservazione: verifica tecnica prima di interventi; evitare puliture aggressive.
- Strategia: canale privato o asta in base a qualità, tempi e obiettivi di realizzo.
Domande frequenti
Quanto vale un’opera di Antonio Sanfilippo?
Le tele storiche anni ’50–’60 possono collocarsi tra 10.000 e oltre 40.000 €; tele mature 6.000–20.000 €; opere su carta 1000–8.500 €. Ogni opera richiede analisi puntuale.
Serve l’archiviazione ufficiale?
Fortemente consigliata: aumenta affidabilità e liquidità in trattativa e in asta.
Come ottenere una stima preliminare?
Invia immagini e dati tecnici: forniamo una valutazione preliminare gratuita e riservata entro 24–48 ore.
Le opere su carta hanno mercato?
Sì, soprattutto se appartengono a cicli segnici riconoscibili o pubblicati.